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Pieter Paul Rubens, Amore e Ricchezza. L’Autoritratto con la Moglie Isabella Brant

Il pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640), maestro indiscusso del Barocco, conosceva bene il rapporto tra arte, amore e ricchezza. 

Figlio di un avvocato calvinista, partì per l’Italia nel 1600 chiamato da Vincenzo I Gonzaga duca di Mantova in qualità di pittore di corte. Per il duca egli eseguì anche alcune missioni diplomatiche in Spagna, Venezia, Roma e Genova. Da queste frequentazioni l’artista acquisì il modo di vivere degli ambienti di corte pur cercando di mantenere l’indipendenza intellettuale di borghese.

Il matrimonio con Isabella Brant, figlia del segretario di stato di Anversa e nobile illustre, fu per Rubens un passo ulteriore verso la scalata sociale.

L’Autoritratto con la Moglie Isabella Brant

L’ “Autoritratto con la moglie Isabella Brant sotto una pergola di caprifoglio” è stato realizzato da Rubens intorno al 1609-1610, probabilmente poco dopo il loro matrimonio. 

L’opera si presenta secondo la tipologia tipicamente nordica del doppio ritratto nuziale a figura intera, si pensi per esempio al celebre “Ritratto dei coniugi Arnolfini” (1434) di Jan van Eyck, del quale riprende la dextrarum iunctio, ovvero la stretta di mano cerimoniale che due sposi facevano al momento del matrimonio.

Il gesto nell’opera di Rubens assume però una maggiore dolcezza senza tuttavia perdere il valore giuridico.

Sebbene apparentemente la scena possa sembrare così informale e il rapporto tra i due coniugi paritario, in realtà tutto rimanda al loro grado sociale. Isabella, accovacciata comodamente sull’erba non è allo stesso livello del marito sottolineando, anche se impercettibilmente, la distinzione gerarchica dei generi. Rubens, infatti, seduto poco più in alto con le gambe accavallate, si presenta mano nella mano con la moglie ma con l’altra tiene ben stretta l’impugnatura della spada alludendo alla sua posizione quasi aristocratica. 

Si noti la ricchezza degli abiti di entrambi. L’artista indossa un abito alla moda con un pizzo piatto. Da notare le scarpe basse -anziché gli stivali- in voga nelle corti. 

Isabella veste un abito lungo di seta bordato d’oro e un farsetto stretto a punta lunga. Una grande gorgiera di pizzo (“a lattuga”) le incornicia il capo ornato con una cuffia e coperto con un cappello alto di colore giallo. Alle orecchie delle perle come vuole la moda dell’epoca. I polsini, anche questi in pizzo, esaltano i bianchi polsi ornati con ricchi bracciali, segno palese della ricchezza della coppia.  

Rispetto a Jan van Eyck, che raffigura la coppia al chiuso in un ambiente domestico, Rubens ambienta la scena all’aperto, in una sorta di “giardino dell’amore”, come simboleggia il pergolato di caprifoglio, augurio di amore e serenità. 

L’interesse di Rubens per tutto ciò che coinvolge la figura umana è testimoniata dalla sua capacità di affrontare diversi generi, dalle tematiche religiose a quelle storiche e mitologiche. Anche nella ritrattistica ha introdotto alcune importanti novità come le pose di 3/4 e gli ampi paesaggi di sfondo, ma soprattutto ha cercato di rappresentare quell’equilibrio sottile tra la fragilità umana e il rango sociale. 

Così come possiamo vedere in questo autoritratto: tutto celebra la ricchezza di questa giovane coppia ma risulta altrettanto evidente il legame affettivo che li legava. 

Le loro mani che si toccano sono molto lontane dal gesto di rito dei coniugi Arnolfini, così come il sorriso di Isabella dice molto sulla loro relazione.

Insomma giovani, belli, ricchi e innamorati!

Categories: Opere Temi
Alice Meini: Dopo la aurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Pisa, ha lavorato come mediatore museale e operatore bibliotecario. Successivamente ha conseguito un master in Progettazione di attività e percorsi didattici per le istituzioni culturali presso lo IED di Venezia con una tesi sulla peer education nei musei. Sogna un museo partecipativo, inclusivo e accessibile in grado di favorire il coinvolgimento attivo e creativo dei visitatori. Appassionata di cinema e letteratura, ama -anche troppo- le citazioni…pertanto ha deciso di chiudere questa bio con le parole di Enzo Mari: “tutti dovrebbero progettare…è l’unico modo per non essere progettati”.

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