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La Strega nel XV secolo

Occhi neri come la pece ci scrutano ossessivamente e noi, ipnotizzati dalla loro forza, non possiamo distogliere lo sguardo.

Una maga tanto bella quanto spaventosa sta compiendo un rito magico su un fantoccio, nel quale sta per conficcare l’ennesimo ago.

Uno rito d’amore pseudo voodoo?Malocchio? Chi può saperlo…

Fatto sta che non possiamo non osservarla mentre compie questa magia. Intorno a lei gli strumenti del mestiere: oltre alla bambolina, il pentagono, simboli egizi (dal ciondolo con la testa di faraone al suo collo, al bracciale a forma di serpente), e l’immancabile teschio umano posato sul tavolino.

Una figura stregonesca forse legata a qualche soggetto letterario, oppure, più probabilmente, frutto della fascinazione per l’esoterismo e per l’Antico Egitto tipici della Francia dell’Ottocento. La “Strega nel XV secolo” (L’Envoûteuse au XVème siècle, Birmingham Museum of Art, Alabama, USA) fu difatti presentata da Georges Merle (1851-1886) al Salon di Parigi del 1883. Georges Merle fu allievo di suo padre Hugues Merleet de William Bouguereau, che ebbe una maggiore fama.

Georges, tuttavia, fu un pittore di notevole abilità, apprezzato per i suoi soggetti storici di ispirazione preraffaellita, in particolare per le figure femminili in ambientazione neomedievale e neorinascimentale.

Per esempio, in quest’opera, si noti il dettaglio del fantoccio rappresentato con abiti pseudo-rinascimentali, contrapposto alla figura della maga in abiti esotici, secondo il gusto dell’epoca. Non sappiamo molto di più di quest’opera.

Per il momento, i segreti che questa maga custodisce rimangono affascinanti e sconcertanti.

Categories: Provoc-Azioni Temi
Alice Meini: Dopo la aurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Pisa, ha lavorato come mediatore museale e operatore bibliotecario. Successivamente ha conseguito un master in Progettazione di attività e percorsi didattici per le istituzioni culturali presso lo IED di Venezia con una tesi sulla peer education nei musei. Sogna un museo partecipativo, inclusivo e accessibile in grado di favorire il coinvolgimento attivo e creativo dei visitatori. Appassionata di cinema e letteratura, ama -anche troppo- le citazioni…pertanto ha deciso di chiudere questa bio con le parole di Enzo Mari: “tutti dovrebbero progettare…è l’unico modo per non essere progettati”.

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