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La Famiglia Bellelli di Edgar Degas

Tra i 22 e i 26 anni, Edgar Degas completa la sua formazione in Italia, soggiornando a Firenze presso una sua parente.

La Famiglia Bellelli di Edgar Degas, databile tra il 1858-1867, ritrae la zia paterna Laure in compagnia di suo marito, il barone Gennaro Bellelli, e delle loro due figlie Giovanna e Giulia.

La famiglia Bellelli di Edgar Degas (1858-1867)

Cosa Sappiamo della famiglia Belelli e dell’opera?

Dai numerosi bozzetti della famiglia Belelli sappiamo che l’artista inizialmente avrebbe pensato di ritrarre soltanto la zia con le due figlie, escludendo dunque lo zio Gennaro, noto per il suo cattivo carattere. Anche nella versione conclusiva la donna risulta comunque essere la protagonista dell’opera: la zia Laure si erge statuaria nella sua veste nera, maestosa e autoritaria, quasi la protagonista di un dramma teatrale.

Il suo sguardo punta nella direzione del marito ma lo oltrepassa, lo ignora con una impassibilità quasi crudele. Non si respira affetto, sintonia e familiarità. Ogni personaggio sembra isolato nella propria malinconia, spiegabile probabilmente dalla difficile situazione coniugale che opprimeva la coppia.

Chi era Il Barone Gennaro Bellelli?

Il barone Gennaro Bellelli ritratto da Degas, La Famiglia Belelli (1858-1867)

Il barone Gennaro Bellelli è un patriota italiano che vive in esilio a Firenze poiché cacciato da Napoli per le sue tendenze liberali in opposizione con il governo borbonico. Deluso e amareggiato dall’esito delle sue lotte, il barone riversava il suo sdegno sulla sua famiglia, come testimoniano le numerose lettere inviate da Laure al nipote:

«Vivere qui con Gennaro di cui conosci il carattere detestabile e senza che abbia una seria occupazione è qualcosa che mi trascinerà nella tomba», scrive la donna.

Come Ritrae Degas il Barone Belelli?

Il barone dà le spalle all’osservatore e distoglie, forse solo per un momento, lo sguardo dalle sue carte in direzione della figlia più piccola Giulia. Quest’ultima, invece, guarda da un’altra parte, nella stessa direzione dove si sta dirigendo un cagnolino e sembra già pronta a raggiungerlo. L’unica che guarda dritto verso l’osservatore è Giovanna, la bambina a sinistra trattenuta dalla madre con un gesto forse troppo possessivo.

Categories: Opere
Alice Meini: Dopo la aurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Pisa, ha lavorato come mediatore museale e operatore bibliotecario. Successivamente ha conseguito un master in Progettazione di attività e percorsi didattici per le istituzioni culturali presso lo IED di Venezia con una tesi sulla peer education nei musei. Sogna un museo partecipativo, inclusivo e accessibile in grado di favorire il coinvolgimento attivo e creativo dei visitatori. Appassionata di cinema e letteratura, ama -anche troppo- le citazioni…pertanto ha deciso di chiudere questa bio con le parole di Enzo Mari: “tutti dovrebbero progettare…è l’unico modo per non essere progettati”.

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