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I Non Morti nel Medioevo

La figura dello “zombie” è intesa come archetipo del terrore postmoderno. La rappresentazione della morte nei suoi stadi più angosciosi, crudi e sanguinolenti come preludio ai nostri peccati più profondi non è da interpretare come qualcosa di nuovo.

Il cadavere in decomposizione prima (corpi aperti, visceri, scorci di scheletro, vermi, ecc.) e poi – in un processo graduale – lo scheletro (all’inizio ancora ricoperto di carne, conservando anche le fattezze fisiche del vivente e, successivamente, corposo e conciso ma senza addentrarsi nelle rappresentazioni scheletriche del mondo classico), si possono considerare le fonti iconografiche dell’attuale rappresentazione dei non morti occidentali.

Si può infatti tracciare una linea dal Medioevo ai giorni nostri in cui la figura dei non morti può essere disegnato come un elemento non solo artistico ma anche come un simbolo delle ansie delle loro società.

L’iconografia funebre nel medioevo

Un’epoca in cui l’iconografia funebre raggiunge il suo apice, è senza dubbio il Medioevo, in cui l’aspettativa di vita era molto più breve – per innumerevoli ragioni, come malattie, carestie, guerre, ecc. – la morte appariva come una presenza inevitabile.

Queste immagini dei morti resuscitati non avevano l’unico obiettivo di accogliere serenamente l’inevitabilità della morte o il ricordo dell’imminenza di quel passo, ma avevano anche come obiettivo finale il pentimento delle grandi masse di peccatori. 

Infatti, la morte appare talvolta come qualcosa di doloroso ma familiare, una sorta di personaggio fisso (quasi come un burattino) nel teatro della vita e accompagnato da visioni del Giudizio Universale, proprio queste caratteristiche continuano a ripetersi nella figura del moderno zombie. Come si vede, i marcatori culturali si ripetono anche se con variazioni.

Le Prime Testimonianze della Morte nell’Arte Medievale

Le prime testimonianze della Morte nell’arte medievale compaiono, dopo il 1350. La data non è casuale. Sono gli anni immediatamente successivi alla grande peste europea, evento che ha scosso profondamente la vita culturale, sociale ed economica di quasi tutti i Paesi del continente europeo. Questo fatto innesca tre considerazioni artistiche motivate dal suo aspetto:

• la presenza di peste implica prove fisiche della morte, la sua realtà inamovibile, la sua costanza travolgente. Morire diventa un evento quotidiano e abituale, assunto da tutti e più che mai inevitabile. I pittori non dovranno ricorrere ad alcuna allegoria o simbolo, il miglior riferimento sarà la realtà stessa. La morte non sarà un concetto, un tema, un motivo; Ora è l’ovvio, quello che tutti guardano impotenti e terrorizzati. Questa consapevolezza, questa familiarità con il fenomeno macabro potrebbe avere una forte influenza sugli artisti medievali quando rappresentano la Morte.

Hans Holbein il Giovane, danza della morte, incisione, 1538

• i corpi in decomposizione, cadaveri ammucchiati, la distruzione fisica erano perennemente presenti nella visione uotidiana della vita!

• Infine, questo tipo di rappresentazione era permesso (e incoraggiato) dalla Chiesa, che vedeva in questo modo un facile cammino di meditazione e di pentimento. Si pensa che la peste abbia portato all’arte la forte presenza della morte e gran parte del cambiamento in quella nuova sensibilità artistica si sia diffuso e sia diventato noto attraverso la sua comparsa nell’Europa medievale. La presenza della peste ha cambiato il corso dell’Europa del XIV secolo, per la prima volta.

Lo zombie e la sua decorazione, come la figura della Morte nelle danze europee, è diventata la rappresentazione artistica più importante che interessa più generi come ad esempio la cinematografia.

Trionfo della morte
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Giulia Bertuccelli: Storica dell’arte laureata all’Università di Pisa. Affianca per un anno una ditta privata di restauro (tirocinio- Ditta Restauro Garosi, Firenze) poi si forma professionalmente come assistente di galleria, trasferendosi in un secondo momento a Barcellona e lavorando per Espronceda Institute of Art and Culture. Fondatrice del blog Mag Arte, sogna l'estinzione dell' ignoranza. Ama leggere disegnare e scrivere poesie. Ha un forte senso del dovrei e dimostra meno danni di quelli che ha.

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