Rosa Bonheur era una pittrice, personaggio rappresentativo degli esordi del femminismo, donna libera nell’amore ma soprattutto scelte di vita.

Il rapporto col padre
La Bonheur imparò a dipingere dal padre (pittore anch’esso) che, nonostante non fosse affatto felice della scelta della figlia, e fosse particolarmente irritato dai suoi comportamenti poco convenzionali, la sostenne.
La incoraggiò ad andare al Louvre a copiare le opere più importanti, ma questo esercizio durò ben poco, Rosa preferiva i soggetti reali e in particolare amava dipingere la natura e gli animali. Anche questo la annoiò molto rapidamente, come biasimarla, il desiderio di studiarne l’anatomia crebbe sempre più e cominciò a frequentare i mattatoi.
Rosa e i pantaloni
Non poteva di certo farlo indossando gli abiti ingombranti e poco pratici dell’Ottocento! «Io porto i pantaloni e trovo questo indumento assolutamente naturale. Il Creatore ha dato a tutti due gambe, e non capisco perché le donne non possano muoversi più comodamente e a loro agio».

All’epoca non era consentito dalla legge e fu costretta a farsi rilasciare dalla Prefettura un permesso speciale da rinnovare ogni sei mesi.
Questa legge che impediva alle donne indossare i pantaloni è rimasta in vigore fino a sette anni fa, si erano semplicemente dimenticati di abrogarla, ASSURDO!
Non ho pazienza con le donne che chiedono il permesso di pensare
Rosa Bonheur
«Non ho pazienza con le donne che chiedono il permesso di pensare» è una sua frase che ci fa capire che tipo di donna fosse! Rosa Bonheur amava le donne. Il suo grande amore fu Nathalie Micas, anche lei pittrice. Ebbe un altro grande amore, Anna, che le chiese di poterle fare un ritratto, lei accettò e nonostante gli oltre trenta anni di differenza scattò la scintilla.
Quando parlava di sé lo faceva al maschile ed era fiera della sua fama di “maschio mancato” non faceva niente per nascondere la sua mascolinità, anzi la enfatizzava portando i capelli corti e fumando sigari.
Rosa Bonheur e Buffalo Bill
Rosa era amica di Buffalo Bill che conobbe in occasione di un suo viaggio a Parigi.
Anche il suo testamento fu rivoluzionario: «Il mio funerale dovrebbe essere civile, di classe modesta, ma adatto, senza sfarzo militare o altro, lasciando alla mia amica Miss Anna-Elizabeth Klumpke il diritto di agire a suo piacimento per il resto. Lascio in eredità alla signorina Anna-Elizabeth Klumpke, mia compagna e compagna di pittura e mia amica, tutto ciò che possiedo il giorno della mia morte, facendone il mio legatario universale.»