Oggi, 27 gennaio va in asta da Sotheby’s New York una tavola di Botticelli stimata 40 milioni di dollari circa.
Sotheby’s New York mette all’asta uno degli ultimi dipinti del pittore fiorentino ancora in mano di privati. «Cristo dei dolori (Ecce Homo)», non sconosciuta, ma quasi ignota.

Questa tavola venne venduta da Sotheby’s Londra, nel 1963. Presentato in un catalogo ancora in bianco e nero e venduto ad un prezzo più che modesto, a sole 10mila sterline. A conferma del fatto che l’attribuzione all’artista fiorentino non è universalmente riconosciuta.
Da quel momento non se ne sentì più parlare per decenni. La monografia di Botticelli, del 1967, di Carlo Bo e Gabriele Mandel – nella famosa collana della Rizzoli «Classici dell’arte» – non viene neppure menzionato, e pensare che sono menzionate molte opere respinte.
Il catalogo ragionato su Botticelli di Ronald Lightbown, redatto nel 1978, lo menziona nella sezione dedicata alle «Opere di bottega e scuola».
Ecco che dal 13 novembre 2009 al 28 febbraio 2010 l’opera fa la sua apparizione nell’importante mostra «Botticelli: ritratto, mito, devozione», allo Städel Museum di Francoforte. In questa occasione nessun dubbio sull’attribuzione a Botticelli, evidenziando il fatto che già Federico Zeri, nel 1963, lo considerava un autografo di Botticelli.
Alcune settimane fa sono stati resi pubblici gli studi scientifici effettuati sull’opera, ed è emerso un meraviglioso disegno sottostante. Sono evidenti diversi pentimenti, ma ancor più sorprendente il disegno di una Madonna con il Bambino, emersa sotto i molti strati di pittura, e reso visibile grazie alla riflettografia.
Nella scheda descrittiva del lotto di Sotheby’s si datata l’opera intorno al 1500, come già aveva suggerito Zeri, quindi nella tarda età di Botticelli, circa 55 anni. Non più un’opera giovanile come la «Nascita di Venere» o «La Primavera», ma trapela l’influenza di Girolamo Savonarola.
Ci troviamo di fronte al Salvatore risorto, realizzato con pennellate morbide e delicate dei colori del rosa e del marrone. Appaiono evidenti le incisioni sulla croce tridimensionale posta sopra la testa di Cristo. Una tecnica utilizzata da Botticelli, e da molti altri artisti rinascimentali (si delimitavano i bordi della parte pittorica con delle incisioni per ottenere delle linee guida per semplificare la realizzazione di alcuni elementi geometrici della composizione).
Grazie alla riflettografia si possono riconoscere diverse modifiche apportate da Botticelli stesso durante l’esecuzione dell’opera: la disposizione delle spine della corona nella tempia, il cambio di posizione delle sopracciglia, lo spostamento dell’ovale del viso e lo spostamento in basso della ferita sul fianco.

Si nota un altro importante cambiamento nelle mani di Cristo: il dito medio della mano sinistra era inizialmente pensato visibile, fuori dalla ferita aperta, come è evidente il ripensamento del pollice.

La composizione diviene più leggibile capovolgendo l’immagine si riconoscono i contorni delle figure della Madonna e del Bambino in atteggiamento tenero: le loro guance si toccano, un’idea derivante della Vergine Eleousa (di “tenerezza”),
Una posa compositiva non certo nuova per Botticelli e la sua bottega, che fu abbandonata per il Cristo dei Dolori che vediamo oggi.
Il motivo è ancor oggi sconosciuto.
Il supporto utilizzato è una tavola di legno di pioppo, supporto tipico nella Firenze rinascimentale. Dalle analisi effettuate da Sotheby’s si vedono una fessura al centro e un nodo. Osservando con attenzione il dipinto si nota che la composizione è decentrata verso la sinistra di chi guarda, probabilmente proprio per evitare questa imperfezione della tavola.
Questo dipinto lascia senza parole, si rimane attratti inspiegabilmente dallo sguardo magnetico del Cristo un mix fra umiliazione e magnificenza, Gesù è lì di fronte a noi, umano e ci sembra quasi raggiungibile.