Lamia

Vogliamo parlarvi di Lamia, una scultura molto particolare realizzata tra il 1899 e il 1900 dallo scultore inglese Sir George James Frampton (1860-1928).

Lo straordinario mezzo busto, una misteriosa figura femminile realizzata in avorio, bronzo e pietre semipreziose, ebbe un grande impatto alla Royal Academy Exhibition del 1900, dove fu esposta nella Lecture Room.

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Ma chi è questo enigmatico personaggio?

Mezza donna mezzo serpente

È Lamia, una donna mezza serpente che grazie ad un patto con Hermes riesce ad assumere sembianze umane e avvicinarsi al suo innamorato Lycius.
Durante il loro matrimonio, però, uno dei presenti svela la sua vera natura con la conseguente sparizione di lei e la morte di lui. Frampton, tuttavia, non si ispira alle figure mostruose della mitologia greca, rapitrici di bambini o fantasmi seduttori che adescavano giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue e della loro carne, ma alla bella protagonista del tragico poema in versi di John Keats (1819).

Potrebbe essere un primo piano

Cosa vide lo scultore?

Lo scultore sceglie di rappresentare il soggetto un attimo prima che avvenga la tragedia, ovvero nel momento di massimo pathos, raffigurando Lamia malinconica e pensierosa poiché consapevole di perdere il suo amore. L’espressione è triste, le labbra sono serrate e gli occhi abbassati in segno di rassegnazione. In quest’opera risultano evidenti le suggestioni di artisti di fin de siècle come Charles Van der Stappen (si pensi alla scultura Sphynx Mystérieux, 1897) e Alfred Gilbert, non solo nell’uso di materiali policromi e nel decorativismo ma anche nella scelta dei temi simbolisti. Risalta il contrasto tra la levigatezza eburnea dell’avorio, con cui è realizzato il volto della donna, e il nero metallico del bronzo della veste e del copricapo-elmo. Frampton palesa le proprie doti orafe soprattutto negli elementi decorativi, come la spilla sul petto, una sorta di cuore di foglie al cui vertice presenta una figurina maschile, presagio del pericolo imminente.

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Al centro del gioiello un “artiglio” racchiude un grosso opale, pietra simbolo di sventura e di passioni mutevoli.

Conoscevate questa scultura?

Cosa ne pensate?

Alice Meini

Dopo la aurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Pisa, ha lavorato come mediatore museale e operatore bibliotecario. Successivamente ha conseguito un master in Progettazione di attività e percorsi didattici per le istituzioni culturali presso lo IED di Venezia con una tesi sulla peer education nei musei.
Sogna un museo partecipativo, inclusivo e accessibile in grado di favorire il coinvolgimento attivo e creativo dei visitatori. Appassionata di cinema e letteratura, ama -anche troppo- le citazioni…pertanto ha deciso di chiudere questa bio con le parole di Enzo Mari: “tutti dovrebbero progettare…è l’unico modo per non essere progettati”.

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